Quando arriva il momento dello “spannolamento” di sicuro una madre trema!
Solitamente quando compiliamo l’iscrizione al primo anno della materna di nostro figlio, la prima cosa, forse seconda che ci viene in mente è “ok è arrivata l’ora di togliere ciuccio e pannolino”…poi primo passo indietro “tutto insieme no…magari il ciuccio lo daremo a babbo natale”.
Il mio approccio iniziale è stato quello comune a tutte, pur sapendo di non aver un bimbo comune…ho comprato vasino colorato, riduttore e libri tipo “il pirata col vasino”.
Ogni volta che vedevo un’espressione diversa sul suo volto correvo lo afferravo e lo mettevo sul vasino, libro in mano e lui stava li anche 30 minuti ma nulla, poi scendeva, sceglieva il suo angolo e …rubinetti aperti ne abbiamo???
Stava diventando uno stress unico, Ricky in quel periodo non parlava e noi non capivamo cosa lui capisse e cosa no, in più era il momento della diagnosi di autismo, inizio asilo, post trasloco…e ciliegina sulla torta nascita del fratellino. Forse per il mio cucciolo era troppo, e per me era troppissimo.
Con l’aiuto delle maestre in seguito abbiamo deciso che ci avrebbero pensato loro all’asilo ed io a casa non dovevo accumulare ulteriore stress…e cosi è stato, fantastico lui frequentava l’asilo, faceva terapia e cresceva, ed insieme a lui cresceva la consapevolezza del controllo del suo corpo. Piano piano il pannolino lo abbiamo messo solo di notte, forse più per una mia turba che per una sua esigenza.
Il nostro campione ci ha stupito…non era lui che non capiva, ma nuovamente noi che non rispettavamo i suoi tempi.
Per la cacca invece ci è voluto molto più tempo, mi ricordo che un giorno ho preso la macchina e sono andata a comprargli 10 nuove mutandine, ero disperata vedevo marrone ovunque e sullo stendino avevo file di mutande di super eroi (ovviamente non erano di mio marito).
Ma il periodo più duro è durato un paio di mesi, tutte le sere verso le 21.30 arrivava il “poop hour”.
Trovavamo la cacca su tutti i mobili della sala, sotto il divano o piccole e puzzolenti impronte di piedini che segnavano un percorso in casa.
La nostra reazione era quella di urlare e sgridarlo, dirgli quanto questa situazione ci aveva stancato, non lo guardavamo in faccia nemmeno quando lui piangeva disperato…insomma chiamavamo i gostbuster e poi molto scoraggiati e con tante domande in testa andavamo a letto.
Anche qui il problema non era suo ma nostro che non capivamo come entrare in contatto con lui…urlare è solo un nostro sfogo, di certo non è alla base della comunicazione, sgridarlo per qualcosa che lui sa già che non doveva fare non è la soluzione al problema, forse capire che questo è solo l’ennesimo modo di avere la nostra attenzione è un buon inizio.
Supportati dalle terapiste ABA abbiamo adottato un’altro sistema, pulire e stare zitti, non dare peso al fatto ma fare tutto con grande normalità. ‘Na faticaccia infinita ve lo garantisco, ma vi garantisco che è stato un successo.
Ovviamente questa è stata la nostra esperienza, e la vostra sarà stata simile o diversa, ma per tutti molto stressante ma punto di crescita.
Ascoltare e capire i nostri figli è difficile sempre e comunque, ma per me a volte sembra impossibile capire ed assecondare i suoi tempi e fare dei passi indietro ed accettare che qualcuno traduca per te i gesti di tuo figlio. Insomma sono io la madre, io dovrei sapere tutto di lui, io dovrei …ma forse a volte anche questa regola è soggettiva e fasulla.
Mamme resistete e quando sentite che una mamma si gonfia di orgoglio e vi dice che il proprio figlio in 4 giorni ha tolto il pannolino (a me è successo), non dategli troppo peso, noi mamme a volte siamo un tantino esagerate e se questo non vi basta, vi do il permesso di pensare a me, a Diego ed al piccolo Ricky, al nostro appuntamento con spruzzino e disinfettante e sorriderne un po, perchè poi tutto passa, un passo alla volta si raggiungono traguardi meravigliosi…quindi mamme so be happy!
Kiss…