La mamma

Ti sto osservando e vedo la tua stanchezza, la tua preoccupazione, capisco che non sono solo bianchi i tuoi capelli,ma che in realtà stai veramente invecchiando, anche per te veramente le primavere passano.

Sei sempre stata la nostra colonna, il nostro porto da cui a volte ho voluto salpare, ma sempre ho deciso di tornare, perché è così questo nostro cordone ombelicale noi non lo abbiamo mai voluto tagliare.

Ricordo con malinconia i nostri primi Natali assieme, e lo faccio guardandoli da una prospettiva diversa…io bimba e te una giovane madre.

Natali indimenticabili, dove giorni prima mi rivedo  disperata in giro per casa ad aprire ogni cassetto, armadio per trovare dei regali, aprirne un angolino dalla curiosità e richiuderlo in qualche maniera per cancellare le prove del crimine. La notte del 24 era stupenda con fratelli, cugini e zii a giocare e farci ridere, tanto ridere…ero felice. Grazie mamma.

Ora sono io quella giovane mamma e cerco di far vivere con quella stessa gioia, magia, quel giorno… magari col tempo diventerò brava come te, ma per ora busso ancora alla tua porta e mi siedo ancora al tuo grande tavolo, voglio essere disperatamente ancora una figlia, la tua, perché ho tanta paura del ricordo, ho paura del momento in cui il ricordo l’unico Natale esistente, ho paura del momento in cui quella nave dovrà lasciare il porto sapendo che al suo rientro non lo troverà più li.

Cara mamma anche col tuo pelo grigio, anche con quelle mani segnate da anni di lavoro ed occhi carichi di stanchezza, tu sei sempre la nostra forza, la nostra casa….io voglio essere figlia ora è sempre.

 

 

 

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