Guardo fuori dalla finestra della mia cucina tutto sembra essersi fermato, i rumori che il mio cervello aveva memorizzato, ora non esistono più, la vita che conoscevamo prima ora non esiste più.
Siamo nella zona rossa, il coronavirus è tra di noi😨 e la frase “da qui nessuno esce e nessuno entra” ti fa agitare, in un attimo mille pensieri fanno un ballo di gruppo nel mio cervello, pensi a tantissime cose e poi ti fermi prendi fiato per razionalizzare e fai l unica cosa che è giusta da fare in un momento dove hai bisogno di risposte, di certezze…”Google cerca “coronavirus Codogno”….🤦
This Is the end…fine di una storia triste
Siamo ufficialmente in isolamento, da qui nessuno può più uscire.
Inizia il tam tam di notizie su tutti i gruppi che ho su WhatsApp ( e vi assicuro sono tanti), su facebook, su Twitter, di ora in ora il bianco diventa nero e successivamente ritorna bianco, l unica certezza è che all’interno dell’ospedale di Codogno ci sono infermieri e medici che da venerdì 21/02/2020 non escono dall’ospedale, che il pronto soccorso è stato chiuso e che noi siamo leggermente detto alla francese, nella merda.
Tutti si chiedono com’è vivere nella Red zone.
I primi due giorni io e mio marito eravamo come in una bolla, increduli di ciò che stava accadendo, preoccupati e pieni di dubbi, insomma non sarà l ebola, ma è pur sempre il signor coronavirus 😅.
La gente sembrava impazzita, la spesa bisogna fare la spesa, la scorta la scorta. Calmi respirate è il coronavirus non siamo in un periodo di guerra, il cibo non scarseggia, la lasagna la si può ancora mangiare, non si trova l amuchina, niente panico ci hanno dato tutorial anche per risolvere questo problema.
Devo dire che ci sono delle immagini ben precise che mi hanno fatto tremare e sprofondare in un angoscia terribile.
Una sera verso le 22 stavo stirando ed ho sentito dei rumori in strada, sposto la tendina della finestra e nel buio vedo una camionetta dei carabinieri seguita da 5 mezzi dell’esercito militare, tutti con mascherine, a passo d’uomo sono entrati nel paese, e poi nuovamente silenzio e buio. In quel momento ho realizzato che ci stavano chiudendo con dei posti di blocco le varie entrate ed uscite della zona rossa… surreale ero la protagonista di un film sicuramente.
Il silenzio, il silenzio a volte fa un rumore strano nelle nostre orecchie, forse perché quando tutto tace riesci ad ascoltare altro, a percepire ciò che prima non arrivava. Ma quello che ti destabilizza è sentire ogni 15 minuti quel suono maledetto, che rompe quel silenzio incantato, il suono delle ambulanze. Allora anche lì inizi a scrivere e guardare qualche profilo su Facebook.
È entrata in paese? Dove si è fermata? L hanno portato via?
Noi siamo un paese minuscolo di campagna dove ci si conosce tutti, qui non si dice mai, “ma si era anziano” perché quell’anziano per qualcuno è un nonno per altri un genitore, ma per tutti un pezzo di cammino di storia del paese.
Noi ora cerchiamo di vivere questo isolamento per ritrovare la famiglia, la nostra poi voi ben sapete è molto particolare, un bimbo autistico, uno iperattivo, insomma l isolamento non è la nostra zona comfort.
Passiamo il tempo a far delle passeggiate in campagna ( siamo comunque fortunati, pensa in città), i bimbi soprattutto Gabriele gioca molto col suo trattore a spostare terra e sassolini, si fanno giochi in scatola, piccoli esperimenti, e si cucina, si cerca di preparare la colazione con ciambelloni e biscotti, e poi si dipinge e santo santo il pongo, Riccardo lo adora.
Altttttt non siamo la famiglia del mulino bianco, litighiamo per non farli stare ore ed ore con i vari tablet e televisori ed a volte vincono loro🤔.
Quello che ci manca? Mancano gli amici, manca il contatto umano, manca un abbraccio, un caffè con l amica, una corsa nel prato con l amichetto. Nell’ era dei social tutto può essere sostituito da loro, ma quello che ti porti a casa dopo un pomeriggio al parchetto con i tuoi compagni, non te lo potrà sostituire nessuno.
lo
Gabriele ieri mattina ha raccontato a suo padre un sogno.
Papà ho fatto un sogno bellissimo, ero con tutti i miei amici anche grandini in strada, il cielo era rosa, la nostra casa pure quella rosa, e la strada era piena di acqua ed io nuotavo e giocavamo a fare i tuffi insieme.. era bellissimo… papà quando può venire Francesco da me?
Ecco non devo spiegare ai miei figli che le bombe fuori in realtà sono fuochi d’artificio, ma spiegargli perché non possono più andare a scuola e non possono giocare con i loro amici si, e questo non è semplice.
Riccardo ha ripreso con il vomito ciclico, lo stress, il cambiamento lo hanno allarmato, mi chiede quando dovrà mettere la mascherina e per aiutarlo nel distacco dai suoi amici, usiamo i vocali su WhatsApp, oppure guardiamo delle foto con i suoi amici, e facciamo dei disegni con dedica che regalerà loro finita la guerra…ops l influenza.
Ecco questa è la nostra vita nella Red zone ai tempi dei social.
Kiss